Corylus avellana L.

Betulaceae - Nocciolo, Ollana


Arbusto o piccolo albero alto fino a 6-7 m, ramificato dalla base; la corteccia è bruno-rossastra, liscia e lucida, ricoperta da lenticelle e solcata negli individui adulti. Le foglie sono semplici, alterne, pelose da giovani. E’ dioico; i fiori sono riuniti in fiorescenze unisessuali. Il frutto è del tipo achenio con pericarpo legnoso, globoso o ovoide, di 15-20 mm, solitario o a gruppi di 3-4, avvolto da un involucro fogliaceo. La pianta ha ottime capacità pollonifere.

Fiorisce da febbraio ad aprile, a volte anche a gennaio, prima dell’ emissione delle foglie; matura i frutti ad agosto-settembre. Specie piuttosto frugale e rustica, resistente al freddo, predilige substrati sciolti, profondi e freschi, adattandosi però anche a terreni meno favorevoli, pietrosi e acclivi. Dato il suo temperamento pioniero, forma popolamenti in zone aperte, nelle radure e nel mantello del bosco.

Comune. Diffuso in tutto il territorio con macchie di medie dimensioni nelle zone di Monito, Raponaglia, Malleera e Casamaina.

Il legno tenero e facilmente lavorabile è impiegato, dato le modeste dimensioni dei fusti, soprattutto per palerie. Ottimo come combustibile, il suo carbone è anche usato nella preparazione di polvere pirica. Si ritiene che i semi siano utili in caso di impotenza mentre una credenza popolare vuole che i cuscini imbottiti delle sue foglie favoriscano il sonno. I bastoni dei pastori transumanti che percorrevano il nostro territorio erano fatti con i rami del nocciolo, come ricorda il D’Annunzio nella sua poesia “I pastori” "….rinnovato hanno verga d’avellano….".


 

foto Enzo De Santis

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