Prunus avium (L.) L.

Rosaceae - Ciliegio selvatico, Cerasciu pazzu


Albero alto fino a 15-20 m, poco longevo a tronco dritto e slanciato e rami eretti; raramente assume aspetto arbustivo; corteccia liscia e lucida, che si desquama in nastri orizzontali. Dalle ferite del tronco sgorga una resina gommosa. Foglie alterne lungamente picciolate di forma ovato-oblunga. Fiori bisessuali riuniti in ombrelle di due o sei con petali bianchi. Il frutto è una drupa globosa, lucida, rosso scura e dolce.







Fiorisce ad aprile-maggio contemporaneamente all’emissione delle foglie; i frutti maturano a giugno-luglio. E’ una specie molto rustica resistente alle basse temperature, con temperamento pioniero. Vive, sporadica, nei boschi di latifoglie e ai loro margini



Comune su tutto il territorio con esemplari generalmente di piccole dimensioni. Raramente si rilevano esemplari oltre 40 cm di diametro. Maggiormente diffuso nella zona del querceto comunque riscontrabile fino a 1600 m di altitudine. Discrete fruttificazioni. Copre approssimativamente una superficie boschiva pari al 10%.



Il ciliegio, poco utilizzato in selvicoltura, meriterebbe invece un più largo impiego sia per il suo legno sia per favorire la fauna selvatica. Il legno, duro, pesante e poco poroso, è molto pregiato per fare mobili. I suoi frutti sono utilizzati sia direttamente sia per preparare marmellate, dolci, liquori. Molto usato a Lucoli per fare cherry e la conosciutissima ratafià. L’epiteto specifico avium in latino significa ”degli uccelli” con riferimento all’appetibilità dei frutti da parte di questi animali.






foto Enzo De Santis

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